Occorre costruire una “nuova normalità” che non faccia i conti unicamente con il rischio di una recrudescenza della pandemia.
La fase più drammatica della pandemia da Coronavirus è in via di superamento; ci avviamo ad una lunga fase di ritorno al lavoro ed alla socialità. È però assolutamente chiaro che si tratterà di fase molto lunga, in cui occorrerà inventarsi le modalità di un nuovo modo di lavorare e di stare insieme. Occorre costruire una “nuova normalità” che non faccia i conti unicamente con il rischio di una recrudescenza della pandemia, ma che possa superare almeno in parte limiti e storture della “vecchia” normalità.
Quali debbano essere i caratteri della “nuova normalità” e quali le azioni per conseguirla, è tema che deve essere discusso con tutte le forze politiche e sociali, con tutti i cittadini. Riguarda la vita di noi tutti, e tutti possiamo ritenerci, in questo caso, “esperti” della nostra vita e delle nostre esigenze; soggetti che devono avere quindi titolo a progettare le forme della propria vita, sociale e lavorativa.
In questi giorni, già diversi sono stati i contributi, da quello del consigliere Benedino sulle modalità di rilancio delle attività culturali a quelli del PD cittadino e del consigliere Comotto sulle modalità di rilancio della vita economica e sociale della Città. Noi pensiamo di poter dare un contributo ad un dibattito ancora molto sottotono, con 5 proposte che riguardano, più che il rilancio delle attività economiche, su cui altri e più competenti di noi potranno intervenire, le forme e l’organizzazione della vita sociale in Città, nei suoi più vari aspetti.
Sono proposte indirizzate in particolare alla Amministrazione Comunale, ma hanno prima di tutto lo scopo di aprire un dibattito: la formulazione di un programma di interventi per una “nuova normalità” deve passare dalla consultazione più ampia possibile di forze politiche, economiche e sociali, di associazioni e singoli cittadini per giungere alla formulazione di un vero e proprio Progetto per la nuova Città che consenta di affrontare in sicurezza i prossimi mesi, costruendo al tempo stesso nuovi modelli di socialità ed una nuova visione della Città.
1) Riorganizzare i tempi e la mobilità urbana
La prima, cruciale questione per affrontare la fase 2 dell’emergenza, è nella riorganizzazione dei tempi della Città e del sistema della mobilità. Pensiamo che l’Amministrazione Comunale debba promuovere, attraverso una fase di ampia consultazione, la stesura di un Piano dei Tempi e della Mobilità, con l’obiettivo di scaglionare nell’arco della giornata gli orari di apertura degli esercizi commerciali, delle attività produttive e degli uffici pubblici, per evitare che in alcune ristrette fasce orarie vi sia una concentrazione di spostamenti individuali. In particolare, il Comune dovrà concordare con tutti gli istituti scolastici orari scaglionati di inizio delle attività didattiche e dovrà altresì ampliare e differenziare l’orario di apertura dei propri uffici, sostenendo da un lato lo smart working dei dipendenti comunali, ma anche differenziando gli orari di lavoro e di presenza negli uffici, in maniera tale da ampliare l’orario di apertura al pubblico – evitando pericolose concentrazioni di utenza – e diluendo nell’arco della giornata la presenza negli uffici dei dipendenti comunali.
Al tempo stesso occorrerà concordare con gli esercizi commerciali, gli altri uffici pubblici e le principali attività produttive – pensiamo ad esempio a quelle collocate sull’asse di via Jervis – un piano di orari che consenta un accesso scaglionato alle attività produttive.
Occorrerà però anche formulare un Piano della Mobilità. Il sistema dei trasporti pubblici nel nostro territorio non è mai stato particolarmente efficiente, ed il rischio è che le persone privilegino ancor più che nel passato l’utilizzo dell’auto propria per raggiungere i luoghi di lavoro o i servizi. Ne risulterebbe, paradossalmente, un ulteriore peggioramento della qualità dell’aria e fenomeni di maggiore congestione del traffico.
Sarà quindi necessario, oltre a tutte le azioni possibili per potenziare e diffondere lo smart working:
- un potenziamento del trasporto pubblico locale – il Comune dovrà negoziare con la Regione un aumento delle corse ed un maggiore investimento nel trasporto pubblico; occorrerà inoltre sviluppare applicazioni informatiche che informino in tempo reale i cittadini sulla disponibilità di posti nei mezzi pubblici al momento in circolazione, per consentire di programmare i propri spostamenti.
- il sostegno a forme di mobilità individuale alternative all’automobile. Esistono esperienze in molte Città italiane, che possono essere replicate anche ad Ivrea, di contributi delle amministrazioni comunali all’acquisto di biciclette, anche elettriche, e di contributo per chilometro percorso a chi si reca al lavoro in bicicletta.
- il sostegno allo spostamento pedonale, attraverso la creazione di aree pedonali e “zone 30” anche nei quartieri, e non solo in centro città.
- più in generale, occorre sostenere la vita dei quartieri, sostenendo le presenze commerciali nel loro tessuto, così come lo sviluppo di attività culturali e ricreative.
2) Potenziare gli spazi e le occasioni per la vita sociale e culturale
L’utilizzo e l’organizzazione degli spazi pubblici, nella nuova fase che si apre, dovrà garantire la sicurezza dei cittadini, ma al tempo stesso invogliare la socialità e combattere il rischio di emarginazione ed esclusione sociale. Alcune delle iniziative che si possono mettere in campo, possono essere, tra le altre:
- la predisposizione, a cura della Amministrazione Comunale, di una applicazione informatica che segnali, in tempo reale ed in ogni momento della giornata, la disponibilità di posti per tutte le attività culturali – cinema, museo, mostre, presentazione di libri, manifestazioni culturali di varia natura – così come delle attività ricreative e dei pubblici esercizi – dai parchi e giardini ai ristoranti – per incoraggiare e facilitare la partecipazione dei cittadini in piena sicurezza.
- l’ apertura di centri estivi e di servizi estivi rivolti in particolare agli anziani nei quartieri.
- l’ampliamento dei dehors e più in generale degli spazi pubblici a disposizione della collettività.
- pensare con lungimiranza alla ricostruzione dell’identità sociale includendo le tematiche dell’integrazione reale delle persone straniere. Esse possono e devono esprimersi come risorse positive per il tessuto sociale cittadino.
3) Sostenere i percorsi educativi e le attività ludiche
Il tema dell’infanzia e del sostegno ai percorsi educativi è uno dei temi fondamentali, completamente sacrificato nella fase più acuta della emergenza. Alcune delle iniziative possibili in questo ambito ci paiono:
- la riapertura quanto prima possibile del servizio nido, che risponde sia all’esigenza di conciliazione dei tempi dei genitori che torneranno presto al lavoro sia quella di arginare le situazioni di fragilità educativa, familiare e sociale.
- lo stanziamento di adeguate risorse economiche pubbliche e l’individuazione di criteri di accesso chiari per favorire il più possibile la partecipazione ad attività di educazione estiva ai bambini e ragazzi a rischio di svantaggio educativo.
- garantire, attraverso l’individuazione di criteri qualitativi oggettivi che riguardino gli spazi, la programmazione educativa e il profilo professionale degli operatori, che i centri estivi quest’anno, oltre a garantire condizioni di completa sicurezza, siano una reale occasione di recupero delle competenze e dei contenuti scolastici.
- la definizione, in collaborazione con i due Istituti Comprensivi, di un progetto di Scuole Aperte per il prossimo anno scolastico, anche con il supporto di risorse economiche comunali, che renda possibile forme differenti di didattica, estese su un arco orario più ampio, ma anche attività di recupero e sostegno scolastico per le situazioni più problematiche
4) Sostenere la solidarietà e l’associazionismo
La fase di emergenza ha colpito duramente le fasce deboli della nostra società, mettendo in rilievo, se mai ce ne fosse ancora bisogno, l’ampiezza delle disuguaglianze e la diffusione di forme di povertà e marginalità. Il progetto Condividiamo ha rappresentato una eccezionale risposta, a livello locale, alle esigenze della parte più debole della popolazione. La lotta alla disuguaglianza ed il sostegno alle forme di solidarietà deve essere una costante del prossimo periodo, sicuramente a livello nazionale, ma anche a livello delle politiche locali, sostenendo tutte le esperienze e gli attori che operano in questo senso.
Ci pare possibile, ad esempio, realizzare un censimento delle situazioni di povertà e marginalità, da un lato, e delle esperienze di intervento attivate in questi mesi, dall’altro. Fondazione di Comunità ha avviato un esperimento di questo genere, che potrebbe divenire, con il sostegno della Amministrazione Comunale, l’embrione di un sistema informativo che consenta a tutte le realtà pubbliche e private del settore di dialogare e potenziare esperienze di collaborazione
5) Promuovere una più elevata sostenibilità ambientale
Infine, ma non meno importante, la questione della sostenibilità ambientale, che fa da sfondo e da contesto ad ogni iniziativa di costruzione di nuove forme di organizzazione della vita sociale e produttiva. Già abbiamo sottolineato la necessità di definire un Piano della Mobilità, che promuova tutte le forme di mobilità sostenibile; qui ci pare possibile richiamare almeno altri due elementi, tra i tanti che questo tema può suscitare:
- sostenere le produzioni locali ed il commercio di prossimità; si tratta qui di promuovere una sorta di “patto dei produttori e dei consumatori” che impegni le forme di ristorazione collettiva – tanto pubbliche che private – ad utilizzare per quanto possibile i prodotti delle aziende locali, promuovendone inoltre la commercializzazione e la presenza in mercati ed iniziative dedicate. GAS Ecoredia e Cooperativa ZAC costituiscono un’esperienza fondamentale su questo tema da promuovere e a cui ispirarsi.
- sviluppare iniziative per la sostenibilità energetica. Il tema è ovviamente molto ampio, possiamo però in questa sede segnalare come il Comune di Ivrea, aderendo nel 2010 al “Patto dei Sindaci”, iniziativa lanciata a livello della Unione Europea, approvava nel 2011 il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile, che prevedeva interventi sull’edilizia residenziale, il fabbisogno energetico nei complessi terziari esistenti, l’efficienza energetica del parco edilizio pubblico, la promozione della mobilità sostenibile, con l’obiettivo della riduzione entro il 2020 delle emissioni di CO2. Si tratta di rimettere mano a quel Piano, anche alla luce del monitoraggio effettuato nel 2016, per ridefinire le azioni e riprendere con forza una politica comunale per la sostenibilità energetica. In quest’ambito riteniamo che dovremmo cogliere l’opportunità offerta da questa situazione di difficoltà, per fare nuovamente delle riflessioni sul potenziamento delle piste ciclabili come è stato fatto in altre città.
In conclusione, riteniamo fondamentale, nelle prossime settimane, avviare un dibattito pubblico, a partire da queste come da altre proposte, per progettare le forme della vita sociale e produttiva nella nostra Città per la prossima lunga fase che ci aspetta, con la consapevolezza che l’obiettivo non può essere quello di tornare il più velocemente possibile al modello precedente, ma piuttosto porre le basi per una svolta ambientale e per il progressivo superamento delle disuguaglianze presenti nella nostra società.